Storia dei loghi – giochi & console
Prosegue la ricerca sulla storia dei loghi con le grandi firme del mondo dei giocattoli. Oggi vi parliamo dei marchi più rappresentativi, sia di case di produzione, che giocattoli con una vera e propria identità di marketing.
Storia del logo Lego
LEGO significa “gioca bene” dal danese “leg godt”. Nel 1934, alla nascita dell’azienda, il logo non sembrava rappresentare un’azienda di giochi, infatti era totalmente nero e con un font fin troppo serioso. Nel corso del anni, però, ha subito diversi cambiamenti stilistici: primo fra tutti l’introduzione di un font più fanciullesco, adatto al pubblico a cui erano indirizzati i prodotti dell’azienda. Nel 1953 compare per la prima volta il font bianco su sfondo rosso, fino ad arrivare all’attuale versione del logo che tutti conosciamo.
CURIOSITA’:
Solo nel 1949 l’azienda iniziò a produrre i famosi mattoncini e nel 1958 assumono la forma che oggi conosciamo. Negli ultimi anni, LEGO ha ampliato il suo mercato, non limitandosi alla produzione dei mattoncini, ma ampliando il suo business con parchi a tema come Legoland e collaborando con grandi major di produzione per cartoni animati e videogames.
Storia del logo Barbie
Barbie, della celebre casa produttrice di giocattoli Mattel, è nata da Ruth Handler, moglie del co-fondatore dell’azienda. Creata nel 1959 prende ispirazione da un’altra bambola tedesca “Bild Lilli” e le venne dato il nome Barbie diminutivo di Barbara, la figlia di Ruth, che si divertiva a giocare con sagome di ragazze fatte in cartoncino, a cui cambiava i vestiti.
Il logo Barbie è uno dei più famosi dell’azienda di produzione Mattel e negli hanno ha subito solo cambiamenti stilistici calligrafici, il suo stile minimalista e ironico è rimasto pressoché invariato dal 1959. La scelta del colore rosa su fondo bianco richiama la femminilità, il gioco, la dolcezza e la felicità. Caratteristiche che si associano facilmente al mondo di Barbie.
Al 50° anniversario della nascita della famosa bambola è stato rilasciato l’ultimo restyling del logo, con un carattere corsivo e giocoso, che riprende quasi perfettamente quello rilasciato nel 1959.
CURIOSITA’:
Nel 2019 Hollywood ha deciso di iniziare la produzione per un film biopic sulla storia di Ruth Handler. Dream Doll, (così si chiamerà il film) è basato sull’autobiografia omonima della donna, e la figlia Barbara affiancherà la sceneggiatrice Melissa Wallack per quello che si prospetti sia uno dei film più affascinanti nel panorama cinematografico
Storia del logo Nintendo
La Nintendo Co. Ltd nasce a Kyoto come azienda specializzata nella creazione di giochi di intrattenimento. La sua storia inizia nel 1889 e ogni tappa di questo percorso viene rappresentato da un cambio del logo, associato a specifici prodotti immessi sul mercato.
La Nintendo nasce come azienda di produzione di carte da gioco giapponesi e nel 1902 la produzione supera i confini asiatici, diventando un vero e proprio successo mondiale. Nel 1950 avviene il primo cambiamento nel logo, dall’uso dei kanji giapponesi, alla seme del picche.
Nel 1959, grazie alla collaborazione Walt Disney, le carte da gioco iniziano a rappresentare i personaggi del colosso americano, dedicandosi al mercato dei bambini. L’anno dopo, visti gli sviluppi dell’azienda, il logo subisce un enorme cambiamento: compare la scritta Nintendo bianca su fondo rosso, per rendere il nome dell’azienda più identificativo.
Solo nel 1963 parte la produzione dei giochi, ampliandosi alla sfera interattiva negli anni ’70 grazie alle innovazioni tecnologiche. Sulla cresta del successo, Nintendo crea una collaborazione con Mitsubishi Electric, sviluppando un registratore video elettronico, che aprirà le porte ai primi videogame per la casa: Tv Game 15 e Tv Game 6.
In questi anni il logo cambia diverse volte, evolvendosi e poi tornando alle origini, fino al 1975 dove viene stabilito il font, il colore rosso e l’ellisse che la circonda che conosciamo oggi.
La consacrazione dell’azienda avviene negli anni ’80 con la nascita di Donkey Kong e, successivamente, di Super Mario Bros., Mickey Mouse e Bugs Bunny.
All’interno dell’azienda si contano diversi marchi associati e centinaia di videogiochi conosciuti in tutto il mondo. Ma questa è un’altra storia…
CURIOSITA’:
I Pokemon, tra videogiochi, gadget e cartoni animati, sono figli della Nintendo, nati quindi dalla casa di produzione di Kyoto. Sono ad oggi un successo mondiale non solo per i più piccoli, ma per tanti appassionati nel mondo.
Storia del logo Play Station
Nel 1994, in casa Sony, nasce la PlayStation rilasciata inizialmente in Giappone e due anni dopo in USA e Europa.
All’iniziale collaborazione con la Nintendo, Sony decise di intraprendere in solitaria il diffondersi di giochi interattivi per PC, sviluppando per conto proprio la nuova tecnologia che comprendesse l’uso del compact-disc. La realizzazione del logo della famosa console venne dato al designer giapponese Manabu Sakamoto (stesso ideatore del logo VAIO), che realizzò, negli anni, diverse versioni. Il design elaborato e in continuo sviluppo, mostrano la costante ricerca di novità e di modernizzazione di un prodotto al passo con i tempi e le mode. L’unica costante è la scelta dei colori rosso, blu e giallo, che troviamo nella stragrande maggioranza di tutti i loghi presentati.
Tra gli anni ’80 e ’90 viene inserito nel logo un quarto colore: il verde, che esalta la forza del simbolo PS. PlayStation, infatti, vuole sfruttare al meglio ogni aspetto grafico per sottolineare la sua capacità di realizzare videogiochi con grafica tridimensionale. La P proietta la sua ombra che in realtà è stata realizzata con una S, il che rende il logo la concreta rappresentazione dell’idea della tridimensionalità.
Nel 2002 il logo PS e il marchio PlayStation cambiano significato, rappresentando non più una singola console, ma un’intera linea di prodotti. Con il lancio di PS2 l’azienda rivoluziona il marchio e il design.
Nel 2007 Sony decide di utilizzare una tinta monocromatica bianco su nero per rappresentare l’intera linea di prodotti, abbandonando così le tinte colorare, viene anche introdotto il carattere del font originale.
CUSIOSITA’:
PlayStation è stata la prima console a superare le 100 milioni di unità vendute. Neanche unendo le unità di Nintendo 64, GambeCube e Xbox, si potrebbero raggiungere tali risultati. Questo record è dovuto anche agli oltre 2.500 giochi disponibili (molti dei quali disponibili solo in Giappone). Tra i più famosi, e venduti (oltre 11 milioni di copie), troviamo il capolavoro di PolyPhony Digital: Gran Turismo.
Storia del logo Disney
Nel 1923 viene fondata la Walt Disney, da Walt Disney e suo Fratello Roy Oliver Disney, prima come Disney Brothers Studios, rinominata poi Walt Disney Productions nel 1929, e infine nel 1986 venne chiamata con il nome utilizzato oggi.
Con diverse divisioni operative al suo attivo, (Studio Entertaiment, Parks and Resorts, Media Networks e Prodotti di consumo) Walt Disney vanta di un numero di loghi corrispondenti alle suddette divisioni, diversi tra loro, ma che mantengono continuità e uniformità rispetto al principale.
Nel 1937 il logo era la rappresentazione grafica dalla firma di Walt Disney, ma in molti credono che in realtà sia stata realizzata da uno dei grafici di fiducia dell’azienda. Tale firma subisce piccole modifiche negli anni e dal 1972 non subisce più alcun cambiamento.
A differenza di tante altre aziende, Walt Disney punta a cambiare il famoso castello bianco su fondo azzurro, presente in ogni cartone animato dal 1985. Il marchio di riconoscimento, ovvero il castello, subisce delle variazioni ad ogni lungometraggio, adattandolo e modificandolo in base alla trama del film di animazione. Un gioco che l’azienda può permettersi di fare, vista la grandezza della sua identità di brand.
CUSIOSITA’:
All’inizio del 2000 la Walt Disney Production è stata accusata di satanismo, distribuzione di immagini pornografiche e istigazione alla cocaina, attraverso l’uso di messaggi subliminali nascosti nei film di animazione. Nel 2004 la società ha pagato 70 milioni di dollari per far concludere il processo, eliminando o modificando le immagini presentate durante le accuse.
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